Non siamo lavoratori Usa e getta: potremo leggere anche questo sugli striscioni con cui i dipendenti italiani delle basi Usa del nostro Paese – convocati dai sindacati Fisascat-CISL e UILTuCS-UIL – si presenteranno di fronte ai cancelli dei siti militari, in occasione di due giornate di sciopero: l’appuntamento è per giovedì 29 giugno di fronte alle Basi di Aviano (Aviazione), e Camp Darby-Pisa (Esercito), e a Vicenza (Esercito), dove è in programma una manifestazione nazionale. E per venerdì 30 giugno quando sciopereranno i lavoratori le basi della Marina di Napoli e Sigonella.
IL POMO DELLA DISCORDIA
«Pomo della discordia – spiega Sabina Bardi responsabile territoriale di UILTuCS di Pisa, il rinnovo del contratto collettivo nazionale del lavoro, ormai scaduto dall’ottobre 2021. «Dopo quasi due anni di trattative – le fa eco Claudia Vargiu segretaria provinciale di Fisascat/Cisl di Pisa – nessun passo in avanti. Ed anche il recente incontro tra sindacati e vertici delle basi, convocato con l’intento di riannodare il filo del dialogo, non ha portato ad alcun risultato. La commissione Jcpc ha rigettato tutte le richieste contenute nella piattaforma presentata a suo tempo dai due sindacati».
Richieste di tipo economico: i due sindacati presenti nelle basi militari Usa «chiedono – argomenta ricostruisce Arianna Cappetti coordinatrice di UilTucs Uil per la base di Camp Darby - l’adozione di un piano per salvare il potere di acquisto dei lavoratori, eroso dall’aumento dei prezzi di tutti i beni al consumo».
Ma non solo: «I vertici aziendali hanno anche rifiutato la proposta di mettere ordine sulle regole di ingaggio, evitando così discriminazioni tra diversi profili professionali – osservano i coordinatori di Fisascat Cisl nella base militare Usa di Camp Darby Vittorio Salsedo, Claudio Croce e Debora Sorice. E poi la richiesta di flessibilità. No alla richiesta di dare a tutto il personale la possibilità di un avanzamento di carriera. No alla richiesta di una maggiore flessibilità, per meglio conciliare lavoro e vita personale e familiare. No allo smart working. E noi alla richiesta di ferie solidali, da gestire in modo condiviso per aiutare i dipendenti che vivono un periodo di difficoltà».
Nel contempo, la commissione Jcpc ha proposto la modifica in peius dell’istituto della malattia».
«Altrove – come in Germania – il personale delle basi militari ha ottenuto un accordo economico notevolmente migliorativo rispetto al precedente, osservano le sindacaliste» osserva ancora Arianna Cappetti. Ricordando come «nei primi giorni di giugno, il datore di lavoro ha comunicato direttamente ai dipendenti (senza passare dai sindacati e non rispettando i dodici mesi di preavviso previsti dal contratto) 41 esuberi, che dovrebbero lasciare la base di Vicenza entro dicembre 2023».
LE MANIFESTAZIONI
Da Camp Darby una delegazione di lavoratori raggiungerà i colleghi in Veneto, mentre un’altra stazionerà in presidio per tutta la mattina presso la base militare pisana.