È la pressione esercitata da tanti studenti fuorisede - e il ricorso massiccio ai contratti a canone libero - a dopare il mercato delle locazioni nella città di Pisa. Ne è convinto Daniele Cosci, storico sindacalista del Sicet, il sindacato degli inquilini nato in seno alla Cisl. Ricostruisce Daniele Cosci: «All’ombra della torre pendente gravitano circa 22mila studenti provenienti da fuori regione. E solo 5 o 6 fortunati su 100 trovano sistemazione negli alloggi messi a disposizione dal Diritto allo studio regionale». Pochi, pochissimi, anche se in linea con il resto d’Italia, quando invece «in altri paesi europei gli alloggi pubblici soddisfano tra il 15 ed il 20% delle richieste degli studenti universitari fuorisede».
Il resto degli studenti cerca una sistemazione altrove, in pensionati o alloggi privati. E i privati quale tipo di contratto applicano? «La legge 431 del 1998 - spiega Cosci - offre loro due opzioni: l’applicazione di un contratto di 4 anni + 4 rinnovabili a canone libero. O un contratto a canone concordato. Il legislatore incoraggia il canone concordato, calcolato sul valore dell’immobile e che garantisce al locatario un affitto a prezzi calmierati e al locatore la tassazione agevolata del 10%. Ma, evidentemente, ciò non basta. Troppo ghiotta, per i proprietari, è l’opportunità di applicare un contratto a canone libero sui singoli posti letto, che è sì tassato al 21%, ma che può rendere molto di più. E, almeno a Pisa, arriva a cifre non superiori ai 350/400 euro al mese a studente in un appartamento dove possono abitare anche tre o quattro studenti>.
<A Pisa - continua il sindacalista Cisl - sono circa 19mila gli appartamenti destinati all'affitto. Di questi, circa 3mila sono alloggi di edilizia popolare, tra i 6 ed i 7 mila sono destinati agli studenti, altri 2mila ai villeggianti nel litorale nel periodo estivo. Si capisce come il mercato immobiliare destinato alla locazione di giovani lavoratori e famiglie sia ridotto a circa 7mila alloggi, a fronte di richieste ben superiori. Si tratta di single o famiglie che lavorano a Pisa, vorrebbero crescere in città i loro figli, ma che finiscono per trovare una soluzione alternativa in comuni limitrofi, perché nel capoluogo un appartamento costa troppo. E certo la decisione del Governo di tagliare i fondi per l'integrazione all'affitto (di cui potevano godere le famiglie fino ad oggi se la locazione superava 1/3 del reddito dispoonibile) non aiuta>.
Soluzioni? <Sarebbe opportuno, se non necessario, legiferare per scoraggiare il contratto libero. È vero, il principio della libertà dell'iniziativa economica è sancito dalla Costituzione: ne parla esplicitamente l'articolo 41. E però non dovrebbe mai entrare in contrasto con l'utilità sociale - di cui parla la seconda parte dello stesso articolo. Un aspetto questo, di cui, forse ci dimentichiamo troppo spesso. È un dato che il ricorso massiccio ai contratti a canone libero, specie nelle città come Pisa dove la richiesta di alloggi è superiore all'offerta, crea una distorsione. L'ha citata lo stesso papa Francesco intervenendo agli Stati generali della natalità. Una distorsione che dovrà, in qualche modo, essere corretta, perché la libera iniziativa economica deve trovare un equilibrio con il principio del diritto alla casa, che è uno dei principi fondamentali su cui si costruisce il tessuto di una comunità>.