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<Personale ridotto all'osso, con solo 35 sorveglianti idraulici rimasti in servizio, costretti a farsi in quattro per l'intera regione per colmare i vuoti lasciati dai colleghi andati in pensione (80 negli ultimi 30 anni) e messi oggi ancor più in difficoltà da alcune decisioni che lasciano dubbi sull'efficacia organizzativa del 'servizio di piena' e la scarsa chiarezza sulle responsabilità>.
È l'allarme lanciato sul personale del servizio idraulico regionale dalla Funzione Pubblica Cisl, con il suo responsabile per l'Ente Regione Nicola Burzio.
<Polizia idraulica> è il nome con cui storicamente sono conosciuti questi dipendenti pubblici altamente specializzati addetti alla tutela dei fiumi, che sono stati trasferiti alla Regione nel 2016 a seguito della riforma Delrio, quella che avrebbe dovuto sopprimere le province.
<In tempo di sole – spiega Burzio- la polizia idraulica ha sempre avuto, in virtù di un regio decreto del 1937, il compito specifico di custodire e sorvegliare gli alvei e le arginature, accertando le violazioni alle norme di tutela e cioè esercitando, al pari delle forze dell'ordine, attività di polizia giudiziaria, svolgendo nel tempo ordinario un'attività di controllo preventivo volto a scongiurare morti e danni nel momento in cui il fiume gonfia con le piogge>.
<In tempo di piena invece – continua il sindacalista Fp-Cisl – i sorveglianti hanno il dovere di entrare immediatamente in servizio (il cosiddetto 'servizio di piena') sui tronchi fluviali a loro assegnati, presidiando le manovre delle opere idrauliche e le perlustrazioni degli argini secondo indicazioni operative scritte, ma anche con un certo grado di discrezionalità che deriva loro dalla conoscenza, maturata negli anni, di tutte le particolarità e le insidie che si nascondono dietro lo specifico tronco custodito>.
<La Regione Toscana – continua Burzio - vista la capacità di fare assunzioni, riacquisita dopo anni di blocchi del turnover, dovrà agire prontamente attraverso una massiccia cura ricostituente degli organici del servizio idraulico pubblico, prima di perdere in modo irrimediabile il bagaglio esperienziale da trasmettere alle nuove leve e dovrà rimuovere le incertezze che hanno avvolto e reso ancor più difficile lo svolgimento di questo servizio fondamentale>.
<Nel rivedere l'organizzazione storica del servizio idraulico disciplinata dal regio decreto - aggiunge il sindacalista - la Regione dovrà definire un modello almeno equipollente a quello tradizionalmente adottato dalle precedenti amministrazioni, coerente con le norme contrattuali e realmente sostenibile con il poco personale oggi a disposizione. I tradizionali "Ordinamenti di piena" ereditati dalle province non sono mai stati formalmente confermati dalla Regione, determinando dubbi sulla loro validità e una pericolosa incertezza operativa, mentre i cosiddetti "Quaderni di presidio", destinati a una funzione più ampia che li dovevano sostituire, a distanza di anni non sono ancora stati sottoposti all'approvazione della giunta regionale>.
<Poi c'è la questione dell'attività di polizia giudiziaria che l'amministrazione regionale in sette anni si è sempre astenuta dal riconoscere formalmente – continua Burzio - indebolendo, a nostro avviso, l'attività ordinaria di prevenzione e repressione degli abusi>.
<E in questo contesto di problemi organizzativi e scarsità di organico, la giunta Giani ha adottato una delibera dalle discutibili motivazioni con cui ha soppresso tutti gli storici alloggi demaniali di servizio, fino ad ora in dotazione ai sorveglianti in quanto strumentali alla custodia dei tronchi fluviali e soprattutto al pronto ingresso in servizio in caso di necessità, determinando di fatto i presupposti per un ulteriore decadimento del presidio sul territorio>.
<A distanza di oltre due anni dall'apertura di una vertenza sindacale che ha visto la proclamazione del primo stato di agitazione nel settembre 2020 e le successive azioni sindacali che hanno portato ad uno sciopero nel marzo 2021 - conclude Burzio -, domani ci troveremo nuovamente con l'amministrazione regionale per il tentativo di conciliazione e chiederemo al prefetto, di cui non dimentichiamo il parallelo ruolo di "controllore" statale dell'operato delle autonomie locali, che si adoperi affinché siano date finalmente risposte concrete ed immediate: non è più il tempo di rimandare le decisioni. Servono assunzioni e un'organizzazione in grado di garantire l'incolumità della popolazione e l'integrità degli insediamenti, ma anche certezza sulle responsabilità delle figure coinvolte>.